Un futuro realizzabile
Questo progetto è nato per realizzare un modello di sostegno per 46 persone con disabilità intellettiva, alternativo ai Centri Diurni che sia conseguenza di un Progetto di Vita continuativo e che preveda percorsi di semi-residenzialità, percorsi di inclusione lavorativa e/o occupazionale di tipo inclusivo, in un’ottica generale di qualità di vita e indipendenza.
Attraverso percorsi di educazione all’autonomia, di formazione al lavoro, di inserimento lavorativo e di welfare community management il progetto sviluppa nel corso di tre anni un lavoro per favorire una visione non assistenziale della persona con disabilità ma piuttosto sussidiaria e rivolta ad una migliore qualità di vita.
La collaborazione con l’ente pubblico e tutti i portatori di interesse sono elemento integrante del progetto per giungere ad un cambiamento verso un welfare di tipo generativo.
Il progetto non è nuovo ed è già stato oggetto di investimento da parte di Fondazione San Zeno.
Esso riguarda la missione più generale dell’ente proponente che nasce per dare risposte complete ed articolate alle famiglie di giovani e adulti con disabilità intellettiva nell’ambito di percorsi di autonomia e inserimento lavorativo.
Vi è consapevolezza, infatti, che il sistema d’offerta rappresentato dai centri diurni non rappresenta più la soluzione ideale o unica per le persone con disabilità. Si è quindi in una fase di passaggio dove è necessario avviare esperienze innovative che diano alla persona, alla famiglia e all’ente pubblico delle alternative.
Alternative intese sia in termini di efficacia e efficienza, di visione di una qualità di vita, di spesa pubblica e di coesione sociale verso un’ottica di welfare di comunità.
Forte è la necessità di una trasformazione della presa in carico della persona con disabilità attraverso progetti di tipo individuale e personalizzati che abbraccino la visione di un “Progetto per la Qualità di Vita” che garantisca coordinamento e continuità dei servizi, inclusione sociale e che dia risposte alla persona preparandola ad uscire dalla vita in famiglia. Tutto ciò in un’ottica di benessere della persona con disabilità, di incentivo all’autodeterminazione e all’autonomia, di garanzia di diritti e pari opportunità.