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“Nessun altro al mondo!”

“Nessun altro al mondo!”

Nella rubrica Storie Vere raccontiamo l’esperienza di Anna, mamma di Alessandro, un bambino di 9 anni nato con la sindrome di Down e accompagnato da Fondazione Più di un Sogno nel suo Progetto di Vita.

 

“L’importante è che sia sano!” 

Quante volte lo dicono alle donne durante una gravidanza? Tante. Forse troppe al punto che quando ho fatto la prima ecografia speravo anche io che tutto andasse bene. Che mio figlio fosse “sano”… l’avevo desiderato da così tanto! 

Ero incinta. Ero finalmente incinta e di lui volevo sapere tutto! Ma gli esami erano sempre dubbi. B-test, villocentesi, amniocentesi, saltavo da un ambulatorio all’altro fino a quando il ginecologo lo confermò: il vostro bambino ha la sindrome di Down. E il mondo per un attimo mi cadde ai piedi. 

Abbiamo pianto io e Paolo, mio marito. Abbiamo pianto perché tutto d’un tratto non avevamo più alcuna certezza. Non sapevamo niente. Avevamo paura che tutto fosse difficile per lui. È ancora in tempo per un aborto terapeutico mi fece notare il ginecologo. Ma come potevo?  

Il cuore di mio figlio l’avevo sentito. L’avevo visto nello schermo bianco e nero dell’ecografo. L’avevamo voluto, atteso, amato e lui era lì. “No! –  dissi decisa – lui è il mio bambino”. Allora io e Paolo lo abbiamo accolto, dentro i nostri cuori, e un po’ alla volta abbiamo comunicato la notizia. 

Mi sono accorta presto che della sindrome di Down la gente sa poco o niente. Che problemi avrà? Sarà in carrozzina? Cosa farà? Ci chiedevano. Il fatto è che noi non lo sapevamo perché, diciamoci la verità, chi sa come sarà il proprio bambino? Lo avremmo scoperto un giorno alla volta. E Alessandro, lo ammetto, ci ha stupiti. 

È nato sano, bellissimo e con la sindrome di Down. È nato con la fame di crescere e il sonno beato degli innocenti. È nato portando nella nostra famiglia calore e unione. E noi un giorno dopo l’altro abbiamo imparato ad essere genitori. Genitori di un bambino, un bambino con la sindrome di Down. 

Abbiamo scelto di darci l’opportunità di crescere al meglio, per questo quando ci hanno consigliato i percorsi terapeutici di Fondazione Più di un Sogno abbiamo chiamato subito. E lo dico al plurale perché credo che il lavoro sia per tutta la famiglia non solo per Alessandro! 

Lui ha iniziato con la fisioterapia al primo mese di nascita e noi a capire come essere il supporto di cui aveva bisogno. Lui ha imparato a tenere su la testina, rotolarsi, mangiare in autonomia, camminare, utilizzare il bagno e ancora a dire delle parole, formulare frasi, esprimere pensieri, giocare e noi ad essere adulti orientati al raggiungimento delle sue tappe evolutive.   

Oggi Alessandro ha 9 anni ed è un bambino deciso! Uno con le idee chiare, un amante dell’interazione, della presenza, del gioco condiviso e dello sport. È buffo e si diverte a scherzare in gruppo.  

Ma è anche un bambino brontolone e quando deve ordinare i giochi sbuffa e dice: “Uffa, devo farlo sempre io!”. Per non parlare della pazienza che gli manca. Quando il semaforo è rosso lui continua a dire: “Allora, andiamo?” e io glielo spiego per la millesima volta: “No, con il rosso non si passa!”. 

Ci vuole pazienza. Infinita. E tanto amore perché Alessandro è Alessandro, con i suoi modi e suoi tempi, con il suo bisogno di rassicurazione e di incoraggiamento. Sappiamo che nelle sue piccole sfide può farcela e allora lo sproniamo a superare la pigrizia per acquisire nuove competenze e diventare ogni giorno un po’ più grande. 

Non è sempre semplice. Lo ammetto. Succede che sono stanca e ogni tanto mi arrabbio. Succede che guardandolo giocare con gli altri bambini mi domando come sarà il futuro. Sogno per lui l’autonomia, degli amici veri e delle brave persone. Ma poi Alessandro mi viene incontro, mi guarda con i suoi occhi vivi e dolci e mi chiede se sono contenta di lui. 

“Il mio bambino…” penso. Gli accarezzo la mano e rispondo “Sì! – convinta – Non ti cambierei con nessun altro al mondo!”.